Il 21 di Agosto, il Corriere della Sera ha pubblicato un articolo, del nostro concittadino Paolo Di Stefano, che descrive la condizione ambientale e sociale della nostra terra, e che mette in luce l'originario legame (e condizionamento) tra l'uomo e il suo ambiente, ovvero quell' "ecologia dell'uomo" tante volte insegnata ed invocata da Giovanni Paolo II. Per permettere ad altri di leggerlo e commentarlo lo pubblichiamo volentieri nel nostro Blog.


21 agosto, 2007 Corriere della Sera

di PAOLO DI STEFANO. Non è solo il petrolio a minacciare Noto ma la scarsa coscienza dei suoi cittadini

Non molto tempo fa, Andrea Camilleri ha lanciato un appello contro le minacciate trivellazioni nel Val di Noto barocco, «patrimonio mondiale dell' umanità» per l' Unesco. Mi spiace fare autobiografia, ma a scanso di equivoci devo precisare che sono nato ad Avola e a tre anni sono emigrato. Per quel che conta, ho condiviso l' «orrore» di Camilleri a difesa dei «nostri piccoli e splendidi paradisi», tutti «bellezza e armonia», «cultura e identità». Sono tornato per un paio di settimane al mio paese per godermi quel «piccolo e splendido paradiso» e mi è tornato in mente l' appello di Camilleri. Mi è tornato in mente perché in realtà ho sperimentato come a violentare quei luoghi concorrano quotidianamente «trivellazioni» che non hanno nulla a che fare con i petrolieri multinazionali. E che hanno già scavato nelle profondità delle coscienze dei singoli cittadini. Per rendersene conto, basta scendere in una frequentata spiaggetta avolese. In un centinaio di metri troverete, sopra il fitto tappeto di mozziconi, ciò che più o meno trovate in molte spiagge del Sud ma in quantità e varietà straordinarie: sacchetti e bicchieri di plastica, fazzoletti usati, cocci di vetro, bucce di anguria, vecchi bastoni di ombrelloni, cannucce per bibite, lattine, ferri arrugginiti, un tratto di filo spinato, un cartone di latte, la lisca di un cefalo, bastoncini di gelato da passeggio, un tubetto strizzato di dentifricio, una ciabatta, un mattone, una rete da pesca raggrinzita, un paio di tegole, la base di una sedia, un flacone di sapone liquido, una buccia di banana, un tubo flessibile da impianto elettrico, un pacchetto di Marlboro da dieci, una spugnetta da cucina e mi manca lo spazio per continuare. Ripeto: in cento metri. Altro che «paradiso, bellezza e armonia». Se poco più in là chiedete all' operaio che al mattino irrompe sulla ruspa per pulire un' altra spiaggia - per fortuna messa un po' meglio della precedente - come mai, dopo il suo passaggio, la sabbia rimane piena di mozziconi, vi risponderà che «usando il setaccio le pietre bloccherebbero la macchina». Dunque, a che serve la ruspa? «A niente», sorriderà, «chiedete in Comune». La responsabilità è sempre altrove. Sabato sul Foglio un altro autore siciliano, Ottavio Cappellani, ha scritto una lettera aperta a Camilleri intitolata «E se il petrolio in Sicilia portasse Ordine?». Certo, se i pozzi porteranno nel Val di Noto lo stesso ordine che in passato hanno portato le raffinerie a Priolo, c' è da star freschi... Ma lasciamo perdere. Cappellani ritiene che Camilleri abbia passato troppo tempo a Roma per cogliere i veri «orrori» dell' isola. Che sarebbero, in primo luogo... altrove: e cioè tra «i turisti "mordi e fuggi", in caftano», i quali però imperversano in tutto il mondo e non solo nel Val di Noto (si usa il maschile, caro Ottavio, perché deriva da «vallo» che era il distretto arabo). Nell' elenco di Cappellani vengono, ma solo dopo, le porcilaie abbandonate, le discariche abusive, la cronica penuria di forze dell' ordine. A seguire (e un pò alla rinfusa): furti, incendi, omertà, intimidazioni e omicidi. Però proviamo ogni tanto a parlare di (a)normale (in)civiltà quotidiana. Che dire, per esempio, di un' agenzia che affitta al «forestiero» (senza caftano, lo giuro) desideroso di godersi «paradiso, bellezza e armonia» un appartamento invaso da grossi scarafaggi. Una disinfestazione? Macché. E se hai già versato la caparra (700 euro) e vuoi dartela a gambe perché non ti va di convivere con gli scarafaggi per due settimane, ti sentirai ingiungere di pagare piuttosto l' altra metà. A proposito, ricevuta della caparra? Non se ne parla. Forse ha ragione quel lettore che scriveva ad Antonio D' Orrico sul Magazine: «La sola chiave per raccontare la Sicilia oggi sarebbe l' horror». Però con che effetto? La letteratura è solo horror, ormai. Ma questo è un altro discorso.

Di Stefano Paolo

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