di Daniele Calvo

Come al solito, il consigliere Alia risponde in maniera risentita alle critiche puntuali dell'opposizione, rivolte a questo modo spregiudicato di amministrare. Indossa il solito cappello da "professorino" e impartisce lezioni di economia. Questa volta però, incappa in evidenti errori contabili, cercando di far passare operazioni di puro opportunismo amministrativo per vantaggi non troppo bene specificati.

Con precisione va detto, che sulla convenienza dell'operazione ai fini della quadratura di bilancio, nulla da dire; infatti allungando il periodo di ammortamento dei mutui si riduce la spesa corrente e si facilita la quadratura del bilancio 2011. Tuttavia, sulla reale convenienza della rinegoziazione 2010 con la cassa deposito e prestiti, occorre fare alcune considerazione:


1) DISCORSO INDEBITAMENTO

non c'è dubbio che spalmando su più anni il debito residuo del prestito originario, fra 30 anni (perchè la scadenza dei 21 mutui che si volevano rinegoziare era prevista per il 2040), il comune si sarebbe trovato a pagare il doppio del debito attuale, e quindi da un debito di circa 9 milioni di euro, saremmo passati a un debito di circa 16 milioni di euro. Inoltre l'allungamento del periodo di ammortamento dei mutui avrebbe comportato un inevitabile scollegamento tra la durata fisico-tecnica dell'investimento e la relativa fonte di finanziamento.

Non bisognava quindi, superare certi limiti, altrimenti si sarebbe concretizzata una gestione delle passività completamente indipendente dagli investimenti originari, il che faceva emergere forti dubbi di legittimità, in virtù, in primis, dell'art. 119 comma 6 della Costituzione che dispone: i comuni, le province, le città metropolitane, le regioni, possono ricorrere all'indebitamento solo per finanziare spese di investimento.

In virtù poi dell'art 202 del TUEL: il ricorso all'indebitamento da parte degli enti locali, è ammesso esclusivamente nelle forme previste dalle leggi vigenti in materia e per la realizzazione di investimenti.



2) Nel merito è entrato anche l'Osservatorio per la finanza e la contabilità degli enti locali

con il principio contabile n.2 punto 23 che dispone: è opportuno commisurare il periodo di ammortamento dell'indebitamento con il presumibile periodo nel quale gli investimenti correlati potranno produrre la loro utilità.

Per capirci meglio vi porto un esempio: prendiamo in causa uno dei mutui presenti nell'elenco, contratto nel 2001 con scadenza originaria nel 2021 relativo ad un impianto di illuminazione. Tenendo conto che un impianto di illuminazione dura al massimo con le relative manutenzioni 20-25 anni, e tenendo conto che questo impianto esiste già da 9 anni, dal 2026 in poi (data in cui l'impianto non risulterà più utile), per che cosa dovevamo continuare a pagare le rate?



3) L'adesione alla rinegoziazione del 2010

avrebbe inciso sulla capacità futura di assumere nuovi mutui, in conseguenza all'allungamento della durata del debito. In caso di approvazione della proposta, i mutui contratti in futuro, fermo restando le limitazioni del patto di stabilità, avrebbero inciso come maggiore debito complessivo e come maggiore spesa corrente, senza poter contare su una fisiologica riduzione per effetto della chiusura dei mutui preesistenti. Anche in questo caso per capirci meglio faccio un esempio: se un padre di famiglia, stipula un mutuo a 10 per la ristrutturazione della casa, e dopo 7 anni anni decide di rinegoziare il mutuo con la banca a 30 anni, ciò significa che i propri figli si dovranno sobbarcare parte del debito fatto dal genitore, limitando di conseguenza la loro capacità di accendere ulteriori mutui.

Quindi, caro Fabrizio, bisogna stare attenti a parlare di convenienza o di opportunità, perchè le opportunità c'erano, ma riguardavano solo ed esclusivamente questa amministrazione, ed è indubbio che le opportunità per questa amministrazione significano meno opportunità per chi amministrerà Avola in futuro.

Oltre a questo effetto poco responsabile, tendente a rimediare liquidità nell'immediato, emergeva il discorso di alcuni mutui rinegoziati ad un tasso di interesse superiore a quello originario. Come è possibile che un'amministrazione decida di allungare il periodo del debito ad un tasso di interesse superiore? Chi farebbe questa operazione gestendo le proprie finanze? La risposta è ovvia: chi non ha liquidità e non è in grado di pagare le rate.

Il problema caro consigliere Alia, non è tecnico, è politico, perchè questa operazione avrebbe portato un monte interessi tale da causare gravi danni all'ente. O forse dobbiamo pensare che era questa la politica di risanamento a cui facevate riferimento? Non era di certo questa la strada per comprimere la spesa, perchè in questo modo si sarebbe soltanto spostato il problema "debito" di altri 30 anni. Nel post di Alia si parla di investimenti, quando in realtà questo volere fare cassa a tutti i costi non lo trovavamo nel maggiore investimento per la città, ma semplicemente nel voler andare a tappare qualche buco, comprando del denaro ad un prezzo troppo alto.

P.S. : è vero che abbiamo festeggiato, ma la gioia non era dovuta al fatto che la maggioranza ha sfiduciato la proposta di un suo assessore, ma perché siamo riusciti ad evitare questa follia finanziaria.

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di Fabrizio Alia


Bocciato dal Consiglio Comunale di Avola (11 contrari 1 astenuto ed 11 favorevoli) il provvedimento che prevedeva la rinegoziazione dei mutui contratti nel passato dal Comune di Avola con la Cassa Depositi e Prestiti che avrebbe permesso:

  1. l’applicazione di un tasso fisso, evitando così i rischi connessi alle fluttuazioni dei mercati;
  2. la realizzazione di economie di circa trecentomila euro annui nei prossimi esercizi da utilizzare per interventi strutturali.

Applausi e festeggiamenti in ristoranti, a tarallucci e vino, da parte dell’opposizione per tale “importante traguardo” raggiunto: la sconfitta della maggioranza.

Assolutamente false, fra l’altro, le dichiarazioni fatte a mezzo stampa da alcuni partiti di opposizione circa il fatto che tale provvedimento avrebbe comportato maggiori spese per il Comune, mistificazioni confutabili con la semplice lettura della deliberazione non approvata, ma forse il “leggere e capire” è arte di pochi. Peccato che, quindi, a “piangere” saranno le infrastrutture ed i servizi della nostra città ed i cittadini avolesi, ma questo a loro evidentemente non importa.

Fatto veramente strano è che l’opposizione riesce a coagularsi quando si tratta di votare provvedimenti penalizzanti per le casse della nostro ente; ricordo che quelli che oggi esultano per la nefasta scelta sono, guarda caso, gli stessi che votarono contro la riduzione del gettone di presenza da 100 a 33 euro.

Ultima precisazione: mi spiace deludere l’opposizione, ma la maggioranza che sostiene Barbagallo c’è ed è ben salda, anzi è aumentata di una unità con il passaggio all’Aquilone del consigliere Artale. Nessuna crisi politica, ma solo una vittoria di Pirro, in quanto le assenze in maggioranza erano, fra l’altro, ampiamente giustificate.

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