di Vincenzo Antonelli
Partecipando alle recenti primarie del partito democratico e al dibattito che ne è seguito anche su questo blog mi sono convinto sempre più che l’ipocrisia e il cinismo sono le “doti” alle quali ispirarsi per impegnarsi in politica.
Non nego che la politica, oltre ad essere servizio agli altri, debba comportare una “organizzazione del consenso”. E in questo il mio impegno con la lista “Con Rosy Bindi” ha fatto difetto.
Tuttavia, non posso rinunciare a denunciare come l’organizzazione del consenso che si è manifestata il 14 ottobre ad Avola e non solo fa emergere un radicale problema che bisogna affrontare e che non si può essere risolto con un semplice quanto ipocrita richiamo all’unità e con una ingenua adesione allo stesso.
Le primarie del 14 ottobre per molti dovevano ed hanno rappresentato un momento di “partecipazione responsabile” ad una formazione sociale qual è un partito politico, struttura che dovrebbe mediare la partecipazione alla res publica.
Ma come spieghiamo ad un ragazzo di sedici anni che per la prima volta partecipa ad un momento della vita pubblica che il suo voto può essere “rimborsato”?
Perché dentro e fuori il seggio del 14 ottobre si parlava di “rimborso” dell’euro (forse anche al plurale) e dunque del voto espresso a fronte della cessione della ricevuta del versamento.
Allo stesso ragazzo dovremmo poi spiegare che quando sarà in età lavorativa il suo voto sarà rimborsato con un posto di lavoro, magari nell’amministrazione comunale, e che quando sarà in età pensionabile il suo voto sarà rimborsato con una lauta pensione, magari con l’accompagnamento.
Non possiamo ridurre la partecipazione democratica soltanto ad un accaparramento di voti senza porci il problema di come quei consensi sono raccolti ed organizzati. La dinamica democratica di ogni associazione, tanto di un condominio quanto di un partito, è condizionata o meglio alimentata dalla distribuzione dei consensi. Ma non possiamo ridurre tutto ad una semplice conta dei consensi. Il macchiavellismo per cui l’importante è arrivare al risultato, in questo caso la maggioranza dei voti, deve arrestarsi davanti alla “decenza” si potrebbe dire.
E pensare che sempre a quel ragazzo di sedici anni bisogna spiegare che quando si sta insieme, come nel partito democratico, vi sono delle regole che bisogna rispettare così come un caso da mettere!
Se da un lato avanza l’ipocrisia, dall’altro lato si impone il cinismo!
Partecipando alle recenti primarie del partito democratico e al dibattito che ne è seguito anche su questo blog mi sono convinto sempre più che l’ipocrisia e il cinismo sono le “doti” alle quali ispirarsi per impegnarsi in politica.
Non nego che la politica, oltre ad essere servizio agli altri, debba comportare una “organizzazione del consenso”. E in questo il mio impegno con la lista “Con Rosy Bindi” ha fatto difetto.
Tuttavia, non posso rinunciare a denunciare come l’organizzazione del consenso che si è manifestata il 14 ottobre ad Avola e non solo fa emergere un radicale problema che bisogna affrontare e che non si può essere risolto con un semplice quanto ipocrita richiamo all’unità e con una ingenua adesione allo stesso.
Le primarie del 14 ottobre per molti dovevano ed hanno rappresentato un momento di “partecipazione responsabile” ad una formazione sociale qual è un partito politico, struttura che dovrebbe mediare la partecipazione alla res publica.
Ma come spieghiamo ad un ragazzo di sedici anni che per la prima volta partecipa ad un momento della vita pubblica che il suo voto può essere “rimborsato”?
Perché dentro e fuori il seggio del 14 ottobre si parlava di “rimborso” dell’euro (forse anche al plurale) e dunque del voto espresso a fronte della cessione della ricevuta del versamento.
Allo stesso ragazzo dovremmo poi spiegare che quando sarà in età lavorativa il suo voto sarà rimborsato con un posto di lavoro, magari nell’amministrazione comunale, e che quando sarà in età pensionabile il suo voto sarà rimborsato con una lauta pensione, magari con l’accompagnamento.
Non possiamo ridurre la partecipazione democratica soltanto ad un accaparramento di voti senza porci il problema di come quei consensi sono raccolti ed organizzati. La dinamica democratica di ogni associazione, tanto di un condominio quanto di un partito, è condizionata o meglio alimentata dalla distribuzione dei consensi. Ma non possiamo ridurre tutto ad una semplice conta dei consensi. Il macchiavellismo per cui l’importante è arrivare al risultato, in questo caso la maggioranza dei voti, deve arrestarsi davanti alla “decenza” si potrebbe dire.
E pensare che sempre a quel ragazzo di sedici anni bisogna spiegare che quando si sta insieme, come nel partito democratico, vi sono delle regole che bisogna rispettare così come un caso da mettere!
Se da un lato avanza l’ipocrisia, dall’altro lato si impone il cinismo!