di Giovanni Mazzone

Donare i propri organi è atto di amore, frutto della decisione del donatore libera, consapevole, disinteressata ed anteriore alla morte.

E’ una scelta da premiare, ma anche da incentivare atteso che atavici retaggi culturali, spesso giustificati da travisati precetti religiosi, determinano l'assoluta insufficienza del numero dei donatori.

Infatti, nel mentre il corpo dell'uomo vivente è purtroppo spesso sfruttato nella diffusa indifferenza sociale (come nel caso delle nuove schiave che, soggiogate dalla malavita, affollano le strade periferiche delle grandi e piccole città, o dei lavoratori che, costretti ad operare in ambienti insicuri per scelte di massimizzazione dei profitti, subiscono gravi lesioni personali permanenti o addirittura periscono), il corpo dell'uomo morto è invece tutelato da una diffusa cultura protezionistica fondata nella speranza della vita oltre la morte (se gli egiziani mummificavano i corpi dei cadaveri, i romani proclamavano sacri ed inviolabili diritti dei morti “deorum manium iura sancta sunt”).

Anche la dottrina cattolica della risurrezione, comunemente e falsamente intesa come risurrezione del corpo e non come persistenza, oltre la morte, della propria integrità personale trasfigurata nello spirito, ha comportato una vera e propria idiosincrasia nei confronti della donazione degli organi.

E invece, citando Pio XII, la donazione degli organi «è una decisione di offrire, senza alcuna ricompensa, una parte del corpo di qualcuno per la salute e il benessere di un’altra persona; è l’atto di oblazione del donatore, quel dono sincero di sé che esprime la nostra essenziale chiamata all’amore e alla comunione» (intervento ai delegati dell’Associazione italiana donatori di cornea e dell’Unione italiana ciechi del 14 maggio 1956).

In Italia la materia è regolamentata dalla legge n. 91/’99 che ha disciplinato il consenso informato alla donazione ed ha istituito l’anagrafe centralizzata dei donatori, strumento che avrebbe dovuto consentire una schedatura dei donatori di puntuale ed immediata consultazione all’occorrenza.

Purtroppo oggi, dopo quasi 9 anni, all’anagrafe sono censiti solo 90.000 donatori, un numero assolutamente insufficiente.

Per tentare di risolvere il pesante gap esistente tra domanda ed offerta, l’On. Bono ha proposto un disegno di legge (atto n. 2911) che istituisce lo “Ordine al merito dei donatori di organi”, in considerazione dell’altissimo valore etico del gesto, ed attribuisce ai figli ed ai coniugi degli appartenenti a detto Ordine il diritto al collocamento obbligatorio di cui all’art. 18 c. 2 della legge n. 68/’99.

Che ne pensate?

Avete altre idee, da tradurre in emendamenti, utili alla moltiplicazione dei donatori?

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Avv. Giovanni Mazzone
AN Avola

1 commenti

  1. Anonimo // 15 gennaio 2008 alle ore 20:00  

    Su questa iniziativa non si può che essere d'accordo, perchè servirà a diminuire la sofferenza a un dializzato o a un cardipatico e a dare speranza ... !
    Ridare senso alla donazione degli organi e legiferare su questa tematica non è di destra o di sinistra ma ha un valore umano enorme che travalica la politca ed entra nell'eticità dell'uomo.
    Bisogna solo perseverare e spingere perchè si giunga a trattare questa proposta di legge affinchè con un sano dibattito nell'aula parlamentare diventi legge.
    Su questi valori e principi deve vincere la politica fatta per tutti i cittadini.
    Da cristiano plaudo l'iniziativa dell'on. Bono e degli altri firmatari della proposta ed auspico che questa diventi una legge non di una parte politica ma dell'intero Parlamento!Con cordiliatà G.A

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