Una intima energia riflessiva e narrativa emerge nella poliedrica manifestazione visiva di Vincenzo Medica, un labirinto lento e suggestivo,un dedalo di nature ed energie, urbane e paesaggistiche.
Un mosaico di tessere, dove si narra lui stesso e il suo sentire, trenta giorni di percorsi che denunciano le energie sprecate e obsolete di una estrema computerizzazione, infatti una duchampiana colonna di mouse si eleva in ascesa pari ad un reade-made dadaista. Energia disperse nel territorio, una invasione quasi indiretta del paesaggio naturale, quel LOCUS AMENUS, che l’artista del Val di Noto, ricerca ed evoca, non esclusivamente nelle realtà lapidee del barocco dell’Umanità, ma in luoghi ameni, dove la natura della terra dialoga con il mare, quelle aree di natura protetta che per l’artista richiede la giusta attenzione come riserva dell’anima e dello spirito, come LOCUS AMENUS per il GENIUS LOCIS.
Una visione che induce lui stesso al binomio di una terra nera e violata dall’uomo, l’artista ci mostra una forte installazione di una visione macrocosmica dove la sagoma di se stesso avvolge una semisfera terrena, l’idea di una terra trafitta e chiusa, come porte ferite dai potenti chiodi inflitti dal potente e ingegnoso umano.
Ma esiste per Medica, in questa collezione INDIVIDUAL, la risoluzione narrativa dell’intimo poeta, momenti dove narra in modo inconsueto, sotto il dominio della pioggia-natura il suo barocco-netino, o quei luoghi dell’acqua e della poesia, una Venezia, inconsueta, trasferita in immagini e frammenti da un silenzioso amante che la narra sottovoce e personalizzata.
Un mondo che questo artista-designer rivisita attraverso la riqualificazione di volumi del quotidiano, da un tavolo dalla forte presenza iconica del cibo-pranzo familiare, a dei moduli cromatici di semplici sedute, una attenta riflessione sullo spazio del vissuto (l’intima presenza del padre) e dell’ancora vivere; mentre, una filiforme colonna di sugheri-umani ci ossserva e ammira la poliedricità del nostro esistere.
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