Signor Presidente,
al recente Convegno di tre giorni di Taormina, intitolato "Futuro fertile" e organizzato da Confagricoltura, eravamo in tanti gli agricoltori che aspettavamo segnali dalle Istituzioni per capire meglio in quale direzione si muove il nostro Paese e come può uscire da questo momento cosi' drammatico, in modo particolare nel nostro settore.
C'era l'attesa per sentire i nostri uomini di Governo, regionali, nazionali ed europei e personalmente avrei aggiunto un punto interrogativo al titolo del convegno, quasi come provocazione verso una politica che manifesta di volere essere attenta quasi esclusivamente alla crisi delle piccole e medie imprese industriali, concentrate in gran parte nel Nord Italia e alle quali va data certamente la giusta attenzione, alle traversie della grande industria dell'auto, la quale appare sempre più interessata a delocalizzare in altri Paesi la produzione e a chiudere gli stabilimenti di Termini Imerese, come fossero un pacchetto vuoto da buttare nel cestino, e poi al mondo finanziario e delle banche beneficiarie dei Tremonti bond.
Di quali altri elementi c'e' ancora bisogno per capire che il Meridione d'Italia è gia' abbandonato a se stesso? Che fine hanno fatto i fondi FAS? E perche' la stessa attenzione non è riservata all'economia del Sud? Forse il documento della Conferenza Episcopale di qualche settimana addietro individuava perfettamente il punto esatto che è all'origine di questa discrasia tra Nord e Sud Italia e che sta nella inadeguatezza della classe politica che non riesce a concentrarsi sui veri problemi di un Meridione d'Italia ormai alla frutta, divorato dai furbi e dalle mafie,che non ha strade per uscire dal blocco totale dell'economia che la crisi ha amplificato in tutta la sua drammaticita'. Come e sopratutto quando finira' questa indecente mistificazione della realta' secondo la quale bisogna essere ottimisti anche davanti alle decine di suicidi che si susseguono in tutta Italia a causa di una depressione collettiva dilagante.I ricchi saranno ancora piu' ricchi, i poveri saranno ancora piu' poveri ? La forbice si allarghera' ancora, o è forse il momento di cominciare a riflettere su come redistribuire in modo piu' equilibrato la poca ricchezza prodotta? E' reato ripensare al ruolo della Grande Distribuzione Organizzata per intervenire in qualche modo? E' tardi? Non si puo' fare? Si puo' autorizzare l'impoverimento di intere comunita', di negozianti che rendevano anche piu' vive le nostre citta', in nome della liberta' del mercato? Qualcuno è a conoscenza del documento votato a maggioranza dal Parlamento europeo nel 2009 che descrive la GDO come un vero e proprio pericolo sociale?
Ma è proprio vero che il mercato è libero, o nel momento in cui c'è questa presenza cosi' massiccia di mostri commerciali che hanno questa forza spropositata, il mercato è dettato proprio da chi ha un potere contrattuale incontrastabile per cui non esiste piu' un mercato libero? Chi decide se fare l'offerta sul prezzo delle patate novelle, sulle fragole, sulle pesche o sul latte? Di sicuro non è una scelta dei nostri agricoltori che tutto possono fare in piena campagna tranne che l'offerta sui loro prodotti: per quello che realizzano potrebbero solo regalarli.
E' per tutto questo che gli agricoltori siciliani, stanchi e soli, categoria attorno alla quale pare che ruotino circa un milione di persone solo sull'Isola, che percepiscono l’ondata antimeridionalista che sostiene e motiva iniziative legislative, norme e provvedimenti, decreti e scelte politiche, si oppongono fermamente e chiedono al Presidente del Consiglio dei Ministri di opporsi con altrettanta determinazione e forza, alla richiesta del ministro Bossi di incaricare un leghista a capo del Ministero delle politiche agricole, e di proporre al Presidente della Repubblica una personalita' che sia consapevole dei problemi degli agricoltori siciliani e meridionali per poter rilanciare un settore che nel Mezzogiorno del nostro Paese rimane ancora un settore importante nella composizione del prodotto interno lordo. Noi non siamo interessati agli equilibri tra forze politiche, noi siamo interessati all'equilibrio nella distribuzione della ricchezza dell'intero Paese che va da Trapani a Bressanone e siamo certi che Lei Presidente vorra' prendere in considerazione questa nostra richiesta e, qualora fosse disponibile a volerne riscontrare i motivi nei dettagli, ci piacerebbe averLa nostro gradito ospite nei luoghi di produzione dei prodotti di eccellenza, orgoglio di questa terra che ci vengono pagati solo pochi centesimi. Noi l'aspettiamo! Non siamo un partito ma solo una moltitudine di produttori agricoli sul lastrico che stanno per chiudere le loro aziende e che vogliono essere ascoltati. Chiediamo solo quello che hanno richiesto pure le aziende padane ma non riscontriamo la stessa adeguata attenzione.
In questa lettera intravedo la mano del mio amico Mariano Ferro.Ma che scrivi? Ma come ti viene in mente di scrivere a chi ha affidato opere importanti a bande di massoni lestofanti.Cosa vuoi che ti risponde? Ma proprio ieri sera quell'altro della radio rai,che tu chiamavi dott. Forbice,in diretta nazionale ti ha risposto che Zaia è stato un buon ministro per l'agricoltura italiana.Tu puntualizzavi :no italiana ma padana e lui insisteva Ti saluto amico Mario