I "COMITATI IN RETE" GUARDANO, RIFLETTONO E SI PREPARANO A CONTINUARE LA LORO GIUSTA BATTAGLIA
"L'Italia è il paese col debito pubblico piu' alto al mondo". Questa è stata la risposta alla domanda di una giornalista che a Taormina chiedeva all'onorevole Adolfo Urso come mai non si puo' aiutare l'agricoltura cosi' come si sono aiutate le industrie degli elettrodomestici o delle macchine agricole con trecentoventi milioni di euro.
Solo da qualche ora si è concluso il forum di Confindustria che si è svolto a Parma che ha visto presente per l'ennesima volta il nostro Presidente del Consiglio e dove per l'ennesima volta si sono chiesti al governo impegni seri e concreti che tradotti in soldoni sono, la diminuzione del costo del lavoro e aiuti alle imprese, per poter ritornare ad una crescita del prodotto interno lordo intorno al 2%. Richieste sacrosante ad un governo che risponde di solito con celerita' alle piccole e medie imprese del Nord rappresentate efficacemente dalla Marcegaglia e dalla compagine di governo rappresentata dalla Lega Nord che riesce nonostante il debito pubblico piu' alto al mondo a ritagliarsi le soluzioni che bene o male rispondono alle esigenze di quei territori.
In questa involuzione economica c'è dunque chi da una parte tira la coperta corta e che riesce bene o male a coprirsi per quel che puo', e riesce ad indicare l'agenda politica ad un governo che piu' che governare ha solo stretto i cordoni della borsa aspettando che passi questa lunga notte senza tagliare un solo centesimo alle spese improduttive, senza porre freni ai mega compensi dei manager, senza togliere quasi nulla ai privilegi di un migliaio di nominati dai vari sultani di partito e che costano solo di stipendi circa quattro miliardi di euro all'anno, senza chiudere come promesso piu' volte nemmeno una delle circa cento province Italiane, senza ridurre all'essenziale le migliaia di posti di sotto governo comprensive di auto blu e rispettivo autista il piu' delle volte utili solo alla coltivazione di nuove clientele, senza tagliare in modo serio, facendosi rimborsare fino all'ultima lira i miliardi di euro non dovuti dai falsi invalidi, senza tagliare drasticamente gli "stipendi" delle decine di migliaia di sindaci assessori consiglieri comunali e di quartiere.
Eppure se chiedi aiuto per attivita' che stritolate dalla globalizzazione, umiliate dalla grande distribuzione,annichilite dalla illegalita' conclamata della filiera, costituiscono un presidio dei territori ed uno dei settori produttivi veri di questo paese, ti si risponde in quel modo. E' ancora possibile che i furbi senza scrupoli comprino il ciliegino cinese o il limone argentino e lo impacchettino come ciliegino di Pachino o femminello siracusano? Che incontrollati o controllati all'italiana, scarichino navi di patate o di fragole provenienti dall'egitto o dalla Tunisia cariche di residui di pesticidi e le spaccino per prodotto nostrano? Che truffino la comunita' europea con una semplicita' strabiliante assieme ai vari burocrati dei vari enti arricchendosi in maniera facile e veloce, non debbano avere gli stessi problemi di chi si alza la mattina per fare un lavoro onesto? E' possibile che l'azienda onesta debba combattere giornalmente una guerra con l'agenzia delle entrate, l'INPS, la camera di commercio, il comune, l'Enel, il commercialista, la banca,le bolle di accompagnamento, i rifiuti speciali, il fascicolo aziendale, il foglio di campagna, il registro carichi e scarichi, le fatture, l'ufficio del lavoro, il genio civile, l'ufficio IVA, l'esattoria? E tutto questo, tutto questo dopo che hai investito parecchie migliaia di Euro che dovrai tentare di rientrare con grandi sforzi vendendo il prodotto quasi sempre con pochissimi centesimi, dopo che hai creato lavoro vero, dopo che hai creato lavoro per l'indotto,dopo aver pagato le tasse. Conviene? Assolutamente no ed ecco perche' moltissimi hanno gia' gettato la spugna ed altri ancora lo faranno nei prossimi anni se non interverranno profondi cambiamenti strutturali al sistema della distribuzione dei prodotti.
Sedersi ad un tavolo e studiare forme nuove di incentivazione all'aggregazione delle aziende, controlli a tappeto continui e costanti per i prodotti provenienti dall'estero, la rivoluzione della filiera trasformando i mercati in piattaforme commerciali con regole precise, lo stop a nuove licenze commerciali alla grande distribuzione e nuove norme severe per le esistenti,sanzioni pesanti per le frodi commerciali, il rispetto tassativo dell'indicazione della tracciabilita' e del doppio prezzo alla vendita, l'imposizione della vendita di prodotti del territorio in misura uguale o superiore al 50% distinguendo nettamente i prodotti regionali e nazionali dai prodotti esteri.
E questo dovrebbe valere tanto per la GDO che per tutti i mercati all'ingrosso regionali e nazionali e non nel 2050 ma entro pochi mesi. Puo' la massaia scegliere di aquistare o meno dopo aver letto che le arance segnate ad 1,99 euro sono state comprate all'origine a soli 0,08 centesimi di euro? O che l'uva Italia di Canicatti' a 2,50 euro è partita dal vigneto a soli 6 centesimi? O che il pane integrale venduto a Milano a 4,50 euro è fatto col grano duro siciliano che le macchine mietitrici hanno raccolto a 13 centesimi? O che il latte proveniente dalla BieloRussia si possa leggere senza bisogno della lente d'ingrandimento? Si puo' dire basta a tutti questi soprusi che ci hanno fatto ritornare alle valigie di cartone? Bene a tutte queste domande dovrebbe dare risposte la politica che in questo momento a Palermo sta discutendo la finanziaria che a questi agricoltori piacerebbe vedere alleggerita dagli sprechi indecenti perpetuati negli anni e appesantita di provvedimenti corposi a vantaggio di chi produce lavoro e a Roma parla di federlismo fiscale a vantaggio calcolato delle regioni gia' ricche, di riforme costituzionali, di presidenzialismo, mentre l'economia si ferma, la disoccupazione aumenta, le prospettive di sviluppo svaniscono, la depressione dilaga.
E non perche' si chiede l'elemosina ma perche le scelte di aprire le frontiere di liberalizzare i mercati di rendere il mondo un unico mercato è stata una scelta della politica nazionale ed internazionale che non aveva previsto pero' che nell'anno 2010 sarebbe arrivato uno tsunami economico di tale portata. Cosi' come quando per legge presenti i calcoli al genio civile per essere autorizzato alla costruzione di una casa forte che ti tuteli dai terremoti in questo caso non si è pensata nessuna forma di salvaguardia e la casa ovviamente ci è crollata addosso.
Inutile pensare di tenerla in piedi con le tue forze.Impossibile. E man mano che passano i mesi ci rendiamo conto che non avevamo torto nel dire che se in questi territori si ferma l'agricoltura si ferma un po' tutto,visto che cominciano a darci solidarieta' anche operatori del settore edile ed immobiliare, commercianti e negozianti di vari settori. Evidentemente si nota e molto la mancanza di liquidita' nel sistema. Davanti a problematiche cosi' grandi c'è bisogno di risposte urgenti e corpose ma sopratutto occorre prendere coscienza che il male riguarda proprio tutti. E qui spunta fuori la vera differenza tra il meridionale pigro e rassegnato ed il settentrionale che si ribella, rivendica i propri diritti, chiede e non si ferma fin quando non ottiene. Forse pero' anche qui sta maturando giorno dopo giorno il momento di uscire di casa e scendere nelle piazze. C'è bisogno, troppo bisogno, di aria nuova!
"L'Italia è il paese col debito pubblico piu' alto al mondo". Questa è stata la risposta alla domanda di una giornalista che a Taormina chiedeva all'onorevole Adolfo Urso come mai non si puo' aiutare l'agricoltura cosi' come si sono aiutate le industrie degli elettrodomestici o delle macchine agricole con trecentoventi milioni di euro.
Solo da qualche ora si è concluso il forum di Confindustria che si è svolto a Parma che ha visto presente per l'ennesima volta il nostro Presidente del Consiglio e dove per l'ennesima volta si sono chiesti al governo impegni seri e concreti che tradotti in soldoni sono, la diminuzione del costo del lavoro e aiuti alle imprese, per poter ritornare ad una crescita del prodotto interno lordo intorno al 2%. Richieste sacrosante ad un governo che risponde di solito con celerita' alle piccole e medie imprese del Nord rappresentate efficacemente dalla Marcegaglia e dalla compagine di governo rappresentata dalla Lega Nord che riesce nonostante il debito pubblico piu' alto al mondo a ritagliarsi le soluzioni che bene o male rispondono alle esigenze di quei territori.
In questa involuzione economica c'è dunque chi da una parte tira la coperta corta e che riesce bene o male a coprirsi per quel che puo', e riesce ad indicare l'agenda politica ad un governo che piu' che governare ha solo stretto i cordoni della borsa aspettando che passi questa lunga notte senza tagliare un solo centesimo alle spese improduttive, senza porre freni ai mega compensi dei manager, senza togliere quasi nulla ai privilegi di un migliaio di nominati dai vari sultani di partito e che costano solo di stipendi circa quattro miliardi di euro all'anno, senza chiudere come promesso piu' volte nemmeno una delle circa cento province Italiane, senza ridurre all'essenziale le migliaia di posti di sotto governo comprensive di auto blu e rispettivo autista il piu' delle volte utili solo alla coltivazione di nuove clientele, senza tagliare in modo serio, facendosi rimborsare fino all'ultima lira i miliardi di euro non dovuti dai falsi invalidi, senza tagliare drasticamente gli "stipendi" delle decine di migliaia di sindaci assessori consiglieri comunali e di quartiere.
Eppure se chiedi aiuto per attivita' che stritolate dalla globalizzazione, umiliate dalla grande distribuzione,annichilite dalla illegalita' conclamata della filiera, costituiscono un presidio dei territori ed uno dei settori produttivi veri di questo paese, ti si risponde in quel modo. E' ancora possibile che i furbi senza scrupoli comprino il ciliegino cinese o il limone argentino e lo impacchettino come ciliegino di Pachino o femminello siracusano? Che incontrollati o controllati all'italiana, scarichino navi di patate o di fragole provenienti dall'egitto o dalla Tunisia cariche di residui di pesticidi e le spaccino per prodotto nostrano? Che truffino la comunita' europea con una semplicita' strabiliante assieme ai vari burocrati dei vari enti arricchendosi in maniera facile e veloce, non debbano avere gli stessi problemi di chi si alza la mattina per fare un lavoro onesto? E' possibile che l'azienda onesta debba combattere giornalmente una guerra con l'agenzia delle entrate, l'INPS, la camera di commercio, il comune, l'Enel, il commercialista, la banca,le bolle di accompagnamento, i rifiuti speciali, il fascicolo aziendale, il foglio di campagna, il registro carichi e scarichi, le fatture, l'ufficio del lavoro, il genio civile, l'ufficio IVA, l'esattoria? E tutto questo, tutto questo dopo che hai investito parecchie migliaia di Euro che dovrai tentare di rientrare con grandi sforzi vendendo il prodotto quasi sempre con pochissimi centesimi, dopo che hai creato lavoro vero, dopo che hai creato lavoro per l'indotto,dopo aver pagato le tasse. Conviene? Assolutamente no ed ecco perche' moltissimi hanno gia' gettato la spugna ed altri ancora lo faranno nei prossimi anni se non interverranno profondi cambiamenti strutturali al sistema della distribuzione dei prodotti.
Sedersi ad un tavolo e studiare forme nuove di incentivazione all'aggregazione delle aziende, controlli a tappeto continui e costanti per i prodotti provenienti dall'estero, la rivoluzione della filiera trasformando i mercati in piattaforme commerciali con regole precise, lo stop a nuove licenze commerciali alla grande distribuzione e nuove norme severe per le esistenti,sanzioni pesanti per le frodi commerciali, il rispetto tassativo dell'indicazione della tracciabilita' e del doppio prezzo alla vendita, l'imposizione della vendita di prodotti del territorio in misura uguale o superiore al 50% distinguendo nettamente i prodotti regionali e nazionali dai prodotti esteri.
E questo dovrebbe valere tanto per la GDO che per tutti i mercati all'ingrosso regionali e nazionali e non nel 2050 ma entro pochi mesi. Puo' la massaia scegliere di aquistare o meno dopo aver letto che le arance segnate ad 1,99 euro sono state comprate all'origine a soli 0,08 centesimi di euro? O che l'uva Italia di Canicatti' a 2,50 euro è partita dal vigneto a soli 6 centesimi? O che il pane integrale venduto a Milano a 4,50 euro è fatto col grano duro siciliano che le macchine mietitrici hanno raccolto a 13 centesimi? O che il latte proveniente dalla BieloRussia si possa leggere senza bisogno della lente d'ingrandimento? Si puo' dire basta a tutti questi soprusi che ci hanno fatto ritornare alle valigie di cartone? Bene a tutte queste domande dovrebbe dare risposte la politica che in questo momento a Palermo sta discutendo la finanziaria che a questi agricoltori piacerebbe vedere alleggerita dagli sprechi indecenti perpetuati negli anni e appesantita di provvedimenti corposi a vantaggio di chi produce lavoro e a Roma parla di federlismo fiscale a vantaggio calcolato delle regioni gia' ricche, di riforme costituzionali, di presidenzialismo, mentre l'economia si ferma, la disoccupazione aumenta, le prospettive di sviluppo svaniscono, la depressione dilaga.
E non perche' si chiede l'elemosina ma perche le scelte di aprire le frontiere di liberalizzare i mercati di rendere il mondo un unico mercato è stata una scelta della politica nazionale ed internazionale che non aveva previsto pero' che nell'anno 2010 sarebbe arrivato uno tsunami economico di tale portata. Cosi' come quando per legge presenti i calcoli al genio civile per essere autorizzato alla costruzione di una casa forte che ti tuteli dai terremoti in questo caso non si è pensata nessuna forma di salvaguardia e la casa ovviamente ci è crollata addosso.
Inutile pensare di tenerla in piedi con le tue forze.Impossibile. E man mano che passano i mesi ci rendiamo conto che non avevamo torto nel dire che se in questi territori si ferma l'agricoltura si ferma un po' tutto,visto che cominciano a darci solidarieta' anche operatori del settore edile ed immobiliare, commercianti e negozianti di vari settori. Evidentemente si nota e molto la mancanza di liquidita' nel sistema. Davanti a problematiche cosi' grandi c'è bisogno di risposte urgenti e corpose ma sopratutto occorre prendere coscienza che il male riguarda proprio tutti. E qui spunta fuori la vera differenza tra il meridionale pigro e rassegnato ed il settentrionale che si ribella, rivendica i propri diritti, chiede e non si ferma fin quando non ottiene. Forse pero' anche qui sta maturando giorno dopo giorno il momento di uscire di casa e scendere nelle piazze. C'è bisogno, troppo bisogno, di aria nuova!
Comitati in Rete
Mariano Ferro
Mariano Ferro
dove sono gli interventi di coloro che sul blog vogliono vedere pubblicate problematiche serie? Non è forse un argomento serio? Fatevi avanti brava gente !!! (mentre quello accanto a me sussurra :-buffoni !)