Quando il caldo si fa insistente ci si accorge di una risorsa, l’acqua, che per il momento la terra ci fornisce in quantità accettabile per i nostri bisogni. Considerando alcune zone della nostra Sicilia o in modo estremo alcuni Stati dell’Africa, il nostro territorio può ritenersi fortunato per la buona disponibilità e qualità di acqua presente nel sottosuolo. L’acqua, non è un bene inesauribile e sempre utilizzabile. L’inquinamento delle falde, questa è la situazione del territorio di Priolo, determinatasi a causa del pesante e senza controllo insediamento industriale, che ha reso quasi inutilizzabile l’abbondante quantità di questo prezioso liquido presente in quel territorio. Per un così grande disastro come si cautelano o ritengono di cautelarsi i cittadini ?. Semplicemente sostituendo l’acqua che scorre dai rubinetti di casa, con sempre maggiori quantità di acqua in bottiglia. Chi ne trarne vantaggio. Le industrie che imbottigliano acqua e i commercianti. L’acqua minerale non è più una prerogativa delle famiglie benestanti. Tutti acquistiamo acqua in bottiglia.

Ma facciamo insieme un piccolo conteggio di spesa.

Il consumo pro capite giornaliero di acqua potabile è, in media, di circa litri 1.5 che moltiplicato per trenta giorni è uguale a litri 45.

Costo litro € 0.22 X litri 45 = € 10 circa (spesa mensile per persona).
Considerando di tre/quattro persone la famiglia media italiana si arriva ad una spesa mensile di € 30 o € 40.
In un anno, € 30/40 x 12 mesi = € 360 o € 480 ( spesa per famiglia). Questa è all’incirca la spesa sostenuta da una comune famiglia.

Lo spunto per questa discussione trae da un articolo, “La battaglia dell’acqua minerale”, pubblicato sul quotidiano Repubblica. Da quest’articolo si apprende che il Comune di Roma ha deciso di rendere pubblica “ la carta d’identità “ della propria acqua.

Cosa prevede:

· Assoluta sicurezza igienica garantita dalla costante assenza di indici microbiologici

· Discreto livello di mineralizzazione che ne determina la gradevolezza

· Bassa concentrazione di nitrati

· Pressoché assenza di piombo, arsenico, cromo e nihel

I valori debbono essere conformi al Decreto legislativo 30/2001, entrato in vigore nel 2003.

In Israele, per i ben noti problemi di sicurezza, la qualità dell’acqua viene monitorata ogni ora. Non siamo in Israele, ma un minimo di garanzia, attraverso dati chiari, va data ai cittadini.

Anche il nostro Comune dovrebbe dare ai cittadini un’acqua certificata. Certificata da costanti controlli ( uno o due controlli settimanali), prelevando acqua dai rubinetti delle nostre abitazioni. L’acqua dei nostri pozzi dovrebbe essere migliore di quella imbottigliata, che rimane a contatto con la plastica per lungo periodo. La plastica, con le alte temperature, rilascia nell’acqua sostanze altamente nocive per la salute. Il controllo/analisi dell’acqua, per non avvantaggiare sempre il laboratorio dell’amico, potrebbero essere effettuato, a rotazione, da laboratori abilitati ed i risultati resi pubblici, in tempo reale, nel sito del nostro Comune.

Tali controlli spingerebbero i responsabili del nostro Comune a pratiche di depurazione più accurate ed i cittadini, attraverso una campagna di informazione e di educazione all’acqua, a risparmiare, circa € 360/480.

Spesa non trascurabile per tante famiglie.

Viviamo ora un momento epocale: è in atto infatti un processo di mercificazione dell’acqua, che avviene attraverso:

- la privatizzazione dei servizi idrici pubblici.

- lo sfruttamento commerciale delle sorgenti.

- l’imposizione di un modello che consegna il diritto a bere l’acqua in bottiglia.

La responsabilità di questo ricade su tutti: cittadini, politici e rappresentanti delle istituzioni amministrative, sociali ed economiche.
L’acqua non può essere una merce, una materia prima, un bene economico.
L’acqua è un diritto. La gestione privata consente l’accesso all’acqua solamente a chi può pagare, con l’inevitabile negazione del diritto di accesso ad una parte sempre più numerosa della popolazione mondiale.

L’acqua è un bene pubblico da difendere

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