Non il futuro dei politici siracusani che pretendono di curare la "depressione" con le desuete, comiche e monotone ricette di promesse per un’occupazione giovanile precaria, sottopagata e sempre ricattabile.
Ma il futuro di chi sa obbedire solo alle necessità dei cittadini e in particolare dei giovani che cercano un lavoro e non vogliono prostituirsi, di coloro che hanno perso il lavoro e si trovano nella disperazione, degli anziani che cercano luoghi sereni ove soggiornare, degli abitanti della periferia privi di servizi e di quelli del centro che mal sopportano il traffico caotico.
Non il futuro delle schiere dei centri commerciali che durano solo cinque anni, che cementificano indiscriminatamente, che depauperano la ricchezza locale, che mortificano l’economia cittadina e che soffocano le aspettative dei giovani.
Ma il futuro di un progetto che privilegi l’imprenditoria e l’artigianato giovanile, che stimoli il commercio locale, che potenzi il turismo e l’agricoltura.
Non il futuro di chi ci ha regalato una città con i peggiori numeri dell’economia siciliana e con i peggiori indicatori sulla qualità della vita (depuratore ancora inutilizzato, teatro comunale e Palazzo Modica non utilizzati, circonvallazione pericolosa, autostrada fatiscente, sanità frutto di inutili campanilismi, disattenzione ai desideri dei lavoratori per l’efficienza del loro impegno.
Ma il futuro di un’Amministrazione che operi senza condizionamenti e che faccia scelte chiare coinvolgendo la cittadinanza.
Non il futuro di chi ha sfruttato e continua a sfruttare le altrui disgrazie per meri interessi personali nella furba convinzione che è l’ignoranza a generare i bisogni.
Ma il futuro di chi vuole condividere con i disabili processi di recupero e di inserimento sociale nella consapevolezza che la conoscenza di leggi, regolamenti e norme può contribuire a liberarsi dalle necessità economiche.
Non il futuro di coloro che utilizzano la cosa pubblica come un affare privato.
Ma il futuro di coloro che, volendo sperimentare il senso dell’appartenenza al bene comune, si prodigano per una politica di ascolto e di partecipazione.
Non il futuro degli arroganti, dei prepotenti, degli arrivisti, dei voltagabbana e dei faccendieri.
Ma il futuro degli umili che nel nascondimento lavorano onestamente e dei liberi e dei forti che osano sognare una città diversa.
Illusione? Speranza? … può darsi!
Certamente è una scommessa per un impegno concreto ed è un caloroso invito a quanti credono ancora nel riscatto della nostra martoriata Avola.