di Francesco Migliore

Sabato 10 aprile militari afghani e della coalizione internazionale (tra cui fa parte anche l'ITALIA) hanno attaccato il Centro chirurgico di Emergency a Lashkar-gah e portato via membri dello staff nazionale e internazionale. Tra questi ci sono tre cittadini italiani: Matteo Dell’Aira, Marco Garatti e Matteo Pagani i tre italiani sequestrati e arrestati dalle forze di occupazione e dai loro “quisling” afghani, fino a stamattina nessuno è ancora riuscito a parlare, nè i parenti, nè i colleghi milanesi di Emergency, nè i rappresentanti della Farnesina..

Avrebbero complottato - pensate un pò - per "assassinare" il governatore locale Gulab Mangal. Mentre ci digeriamo che questi tre operatori umanitari italiani e i loro sei colleghi afghani sarebbero stati “al soldo” dei Talebani (che a quanto pare controllano il 97% del territorio afghano ma avrebbero bisogno dell’organizzazione di Gino Strada per togliere di mezzo i loro nemici) spieghiamo perchè le forze NATO se la sono presa in particolare con questi italiani qua.

Questi tre (un medico, un infermiere e un esperto di logistica) oltre che svolgere le loro mansioni - cioè curare le vittime sia civili sia talebane - raccontavano come reporter le vigliaccate commesse dalle truppe NATO ed era risaputo che la loro attività di “narratori di crimini reali” non era gradita nè agli ufficiali NATO nè alla Casa Bianca. Un esempio? La strage di Marjah quella in seguito alla quale fu persino impedito alle ambulanze di recarsi sul posto, che fu puntualmente descritta dagli operatori umanitari. Questo è il loro crimine.

Perchè la Nato e il governo afghano non vuol emergency? Emergency ha sempre scelto in Afghanistan non solo di stare dalla parte delle vittime (come impone, senza distinzione l'imperativo umanitario) ma di denunciare costantemente i bombardamenti chiedendo il ritiro dei soldati. Una posizione che non piace e che durante l'Operazione Moshtarak, iniziata dalla Nato in febbraio, fa molto rumore quando Emergency denuncia (qualcuno dice esagerando) che non esistono sufficienti corridoi umanitari e che le vittime dell'offensiva di Isaf o dei talebani non riescono a raggiungere i centri di salute. Ma la ruggine è antica. Bisogna tornare a tre anni fa.

Nell'aprile del 2007 lo staff internazionale di Emergency a Kabul decide di lasciare il paese e nemmeno due settimane dopo la Ong annuncia che si ritira dall'Afghanistan. Non ci sono, dice Strada, le garanzie per il personale umanitario. Ma qual'è la risposta del governo? Il ministro degli esteri Frattini oltre a prendere subito le distanze dall'organizzazione umanitaria dichiarando: "vergogna sei italiani coinvolti", di tutta questa vicenda se n'è lavato le mani dicendo: «I tre non sono della cooperazione italiana». Per non parlare del senatore Gasparri: "emergency è un danno per l'italia". Dicevano che c'era stata una confessione da parte degli arrestati, solo che sfortunatamente per il senatore è stata smentita puntualmente.

Ricordiamo al ministro e al senatore che dal 1999 a oggi EMERGENCY ha curato gratuitamente oltre 2.500.000 cittadini afgani e costruito tre ospedali, un centro di maternità e una rete di 28 posti di primo soccorso. Ma d'altronde noi siamo "fomentatori di odio" e sicuramente, come dirà Feltri in questi giorni, "amici dei terroristi". Quindi tutto quello che è stato scritto non ha senso. D'altra parte un governo di trafficanti di oppio, eletto al di fuori di ogni regola democratica, spalleggiato e tenuto in vita da una coalizione di stati che fanno le guerre umanitarie bombardando i civili, accusa di omicidio i volontari di Emergency, è ovvio che come tesi, non fa una piega. A quei pochi sani di mente che sono rimasti consigliamo di stare attenti perchè con un ministro come questo, varcata la frontiera, siete in balia di chi vi prende e vi sbatte in galera.

Sabato 17 aprile ci sarà una manifestazione a Roma in sostegno dei tre medici italiani sequestrati dal governo afghano. Invitiamo la cittadinanza avolese ad esporre fuori dal balcone in segno di solidarietà una stoffa e perché no un pezzo di carta bianca con il logo di emergency. La solidarietà non ha colori, soprattutto quando vengono attaccati medici da sempre in prima linea contro la guerra.

---passate parola---

Popolo Viola Avola
(in fase di costruzione)

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di Nino Campisi

I ragazzi di De Leo volevano tentarlo il colpaccio ma le circostanze spesso non premiano chi sa dimostrare tanta caparbietà. Un Avola propositivo e determinato affronta senza remore la capolista che tuttavia mette al sicuro i tre punti lanciandosi in modo diretto verso la vittoria di campionato.

L'Avola privo di Ricca, Marziano, e Ferro viene disposto in campo da De Leo strvolgendo l'assetto tattico, con soli tre difensori Ulma Randazzo e Carbè, un solido centrocampo con Catania Maieli Tina e Messina, ed il solito "tridente" Intagliata Sirugo e Miraglia. Una squadra ben bessa che ha condotto tutta la partita dando poco spazio ai padroni di casa inizialmente un po timorosi, tanto da essere colpiti al primo minuto, dagli sviluppi di un calcio di punizione che Intagliata calciava aggirando la barriera e sorprendeva Vitali che non tratteneva e l'attento Messina metteva dentro.

I bianco-arancio pareggiano dopo 10 minuti con un'azione viziata da un evidentissimo fuori gioco, che l'assistente di linea, distratto da un aereo in decollo dal vicino aeroporto non se ne è avveduto. L'Avola reagisce benissimo per tutta la partita ma non sorprende l'attenta difesa avversaria.

Dieci minuti prima dal termine il gol vittoria della Ragazzini. Un grande Avola che non ha comunque deluso il pubblico avolese accorso con almeno 150 unità capeggiati dai rumorosissimi "ultrà" che unitamente al gruppo "amico" della Ragazzini hanno sostenuto le due squadre fino alla fine.

E' stato il FAIR PLAY il vero protagonista del pomeriggio catanese con gli abbracci finali dei giocatori in campo ed il saluto affettuoso delle due tifoserie.

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