Salve,
sono un'insegnante di Lucia Sortino, una ragazza netina che da anni lotta contro un cancro ed è in cura presso il Policlinico di Catania, reparto di oncologia pediatrica diretto dal prof. Schilirò.
Lucia e i suoi genitori vivono sulla propria pelle le inefficienze del sistema sanitario pubblico della nostra Regione. La mamma di Lucia ha scritto una lettera aperta, che vi mando in allegato, con la richiesta di pubblicarla.
Grazie
Vera Parisi


Lettera aperta
La parola alla mamma di Lucia

Vorrei tanto che il mio scritto arrivasse ai cuori delle persone in grado di aiutarmi. Non sono un politico, ma una madre, una semplice madre. Lotto da quasi sei anni, insieme a mia figlia Lucia Sortino, affetta da una orribile malattia, un cancro. I Km che affrontiamo per arrivare al policlinico di Catania sono Km di speranza, ma le sofferenze sono tante. I nostri figli vengono seguiti da bravi medici e da personale specializzato, ricco di grande umanità; noi siamo una vera famiglia e l’obbiettivo è solo quello di far guarire i nostri bambini, anche se non sempre vi si riesce, perché la malattia è “un cancro” e la parola dice già tutto. Solo chi vive questo dramma può capire le sofferenze affrontate dai nostri figli e può vedere l’altra faccia della medaglia.
Quello che sto per scrivere vorrei che arrivasse ai politici, alle istituzioni, al tribunale dei diritti del malato, al nuovo manager e al direttore sanitario del Policlinico di Catania. Non bisogna fare miracoli per aiutare i nostri bambini, loro hanno diritto di affrontare le cure con dignità e rispetto. Serve il vostro aiuto. A noi occorrono un reparto con almeno 20 posti letto, un D. H. pronto a tutte le esigenze, una sala operatoria per le urgenze, un pronto soccorso, barelle sufficienti per spostarsi per gli esami necessari. Non dovete costruire nuovi padiglioni, ma migliorare il nostro; mi permetto di dire il nostro perché per noi è la nostra casa, lì diventiamo una famiglia, una vera grande famiglia, dove si lotta per vivere, anche se non sempre i risultati sono quelli sperati.
Vorrei tanto condurvi in questo luogo, farvi guardare e toccare le vere sofferenze; giorni fa poiché il nostro reparto è sprovvisto di pronto soccorso, mia figlia ha patito dolore per tutta la notte. A noi non serve cambiare continuamente padiglione, ma vorremmo trovare sempre pronta la stanza per le urgenze e non appoggiarci ad una lettiga, aspettando che qualche bimbo liberi il posto…
Se dovesse succedere anche a me di perdere mia figlia, cercherò di accompagnarla alla casa di Dio. Non chiedo pietà, ma, a gran voce, chiedo il vostro aiuto; i farmaci possono arrivare fino ad un certo punto, solo Dio può far guarire queste creature, ma voi potete migliorare il loro difficile cammino.
Forse questo mio nero su bianco resterà solo un articolo di giornale, ma per me, per noi, è un grido di disperazione, un’accorata ricerca d’aiuto. Migliorate questo centro perché i nostri figli non possono raggiungere ospedali lontani, anche il nostro profondo sud ha diritto ai servizi presenti in altre parti d’Italia e soprattutto al rispetto della dignità umana.


Patrizia Cretto Sortino

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