di Emanuele Limpido

Così Homer Simpson, protagonista della fortunata serie a cartoni made in USA, nonché tecnico addetto alla sicurezza nella centrale della sua città, Springfield, correggeva la moglie Marge colpevole a suo dire di non saper dire la parola nucleare.

Mi pare che la svolta nuclearista del governo Berlusconi sia caratterizzata dal livello di conoscenza del buon Homer.

L’ottimo Scajola, quello famoso per aver definito Marco Biagi un (e cito testualmente) “rompicoglioni” perché chiedeva protezione avendo presagito il pericolo alla sua incolumità, sostiene di volerne costruire 4 entro il 2020. Secondo il ministro, e il governo tutto, la svolta nuclearista si impone a causa della dipendenza Italiana dall’energia importata e dall’aumento esponenziale del prezzo del petrolio. Negare la necessità di trovare soluzioni a questo problema sarebbe irresponsabile.

Ma è quella nucleare la strada giusta da intraprendere? Analizziamo insieme alcune cifre.

Oggi nel mondo esistono 439 centrali nucleari che consumano 70.000 tonnellate di uranio l’anno.

Secondo l’ultimo rapporto della AIEA (Agenzia internazionale per l’energia atomica) le risorse di uranio “ragionevolmente assicurate” sono 3,3 milioni di tonnellate. Se vi aggiungiamo anche quelle stimate arriviamo a 5,5 milioni di tonnellate.

Se le centrali rimanessero 440, a consumo costante, l’uranio si esaurirebbe in 50-80 anni, con il più che prevedibile aumento del suo prezzo una volta diventato una risorsa rara. Se le mille centrali nucleari progettate, secondo quanto detto da Berlusconi dopo il G8, nel mondo fossero reali, l’uranio si esaurirebbe in circa 20 anni.

Sarebbe un affare realizzare 4 centrali che probabilmente non sarebbero in grado di esaurire il loro ciclo di vita (circa 60 anni) e che dovrebbero approvvigionarsi di uranio diventato nel frattempo sempre più raro e (probabilmente) costoso e che non è presente in Italia?

Le quattro centrali italiane produrrebbero 50 miliardi di kwh l’anno. Lo stesso quantitativo di energia che l’Italia dovrebbe produrre da fonti rinnovabili entro il 2020, secondo gli obiettivi europei. Inoltre l’elettricità che si potrebbe risparmiare con l’efficienza, secondo un rapporto del Politecnico di Milano, è di 100 miliardi di kwh l’anno. Ciò significa che fra fonti rinnovabili ed efficienza si otterrebbe il triplo (entro il 2020 anno di consegna delle centrali secondo il governo) dell’energia elettrica del programma nucleare annunciato.

Anche sui costi c’è da dire qualcosa. L’ Enel, ha stimato in 3 – 3,5 miliardi di euro il costo di una centrale di nuova generazione (totale 12 – 14 miliardi di euro). Di contro secondo la tedesca E.On ce ne vogliono il doppio, per la statunitense Florida Light Power più di 5 (sempre miliardi di euro) per un totale di 20 – 24 miliardi di euro.


Per tutte queste ragioni, quindi, dal punto di vista economico, mi sembra, per usare un eufemismo, dubbia l’economicità della scelta nucleare.

Ma il nucleare porta con se’ altri e ben più gravi problemi. Le scorie radioattive, che non si è ancora trovato un metodo per smaltire, la cui pericolosità per la salute pubblica è assodata, che per 1000 anni continuano il loro nefasto effetto, dove le metteremo? Chi è disposto, fra i nuclearisti dell’ultima ora, a stoccarle vicino a dove vive? E ci siamo dimenticati di essere il paese delle immondizie di Napoli, non ancora smaltite?

Ancora: l’Italia è un paese a forte rischio sismico. È opportuno costruirvi una centrale nucleare che non può essere mai sicura a tal punto da non temere un terremoto? Ricordiamo che a Kashiwazaki ben sette reattori nucleari sono ancora fermi per verifiche di sicurezza dopo il terremoto del luglio 2007, e i giapponesi sanno, molto più di noi, affrontare le emergenze in caso di terremoti.

Che dire poi della serie di incidenti a centrali nucleari che si sono succeduti dall’annuncio della svolta nuclearista del governo? Slovenia, Giappone, Francia….quanto meno sono sfortunati (o portano jella!).

A Tricastin, solo per citare l’ultimo, 100 operai sono stati”leggermente” contaminati e si è avuta una fuoruscita accidentale di uranio durante una operazione di pulizia di una vasca. L’irrigazione delle coltivazioni, la pesca, i bagni, l’uso dei pozzi di 3 comuni limitrofi sono stati vietati.

Siamo disposti a correre gli stessi rischi? E, soprattutto, ne vale la pena?

Ricordo infine che in un referendum gli italiani si sono già espressi contro il nucleare.

Dimenticavo: nuculare, si dice nuculare…..

Leggi il resto...