di Giovanni Amenta

Quelli della mia generazione si sono nutriti dei valori della Resistenza, le scelte politiche e quelle culturali fatte nell’età adulta sono in parte dipese, per quello che mi riguarda, dalla storia segnata dal 25 Aprile!

La data del 25 Aprile rappresenta un giorno fondamentale per la storia della Repubblica Italiana, è l'anniversario della rivolta partigiana e popolare e segnò il culmine del risveglio della coscienza civile italiana, alla liberazione dell'Italia dalla dittatura vi si arrivò grazie al sacrificio di tanti giovani che, pur appartenendo ad un ampio schieramento politico (cattolici, socialisti, azionisti, comunisti si chiamarono con un solo nome: Partigiani.

E' bene ricordarlo!
Sandro Pertini parlò della Resistenza come di un “Secondo Risorgimento, i cui protagonisti, questa volta, furono le masse popolari”.
Queste parole per sfatare quella teoria revisionista che, negli ultimi anni, va molto di moda nell'indicare la Resistenza come semplice “Guerra Civile”.

Oggi, celebrando questo anniversario, mi piace pensare che quei giovani sono ancora qui con il loro esempio a difendere e a rafforzare la democrazia italiana.
L'insegnamento di fondo, che arriva da quel ricordo, deve guidarci anche oggi per mettere in primo piano, l'unità degli intenti che fecero la Resistenza per poter vincere, anche sul piano ideale e morale.
La Costituzione nata dalla Resistenza non può che rigettare il tentativo di riforma in atto, che pare servire più ad una parte politica che ai problemi del Paese.

Si deve dire basta, al tentativo in atto, di un graduale smantellamento dell'edificio democratico, siamo di fronte ad una vera e propria controriforma, ad un salto all'indietro nel buio, alla negazione dei nostri valori morali, etici e politici.
Siamo in presenza di un massiccio tentativo di parificazione dei valori, tra chi ha combattuto per la libertà e coloro che si sono posti al servizio dei nazisti, per negare quella libertà.
Si nega o si sottovalutano le stragi dei civili, compiute con ferocia dai nazisti e dai fascisti, si vuole cancellare la memoria dei giovani massacrati e di quelli deportati nei campi di sterminio e nei lager tedeschi, vedi il negazionismo dell'Olocausto dei Lefebriani e di altri.

Si vuole cancellare il ricordo delle donne della Resistenza che, offese, torturate e violentate seppero tacere dinanzi al carnefice.

Questa rimane la Resistenza italiana con i suoi valori, che nessuna alchimia politica di parte potrà mai cancellare.

C'è stato, perfino, chi ha proposto di abolire questa data, del 25 Aprile, come Festa Nazionale, la nostra risposta sta nel ricordo di tutti noi: è la risposta più forte, più ferma.

Rispondiamo così agli ispiratori di questa linea di cancellazione della memoria storica, di dilapidazione del patrimonio prezioso della Resistenza.
Rispondiamo così a chi pensa, in nome di parole vuote di senso come premierato e devolution, di violare i principi fondamentali della nostra Costituzione.
E per restare sul tema della memoria e dell'insegnamento ai giovani mi piace
citare il Presidente emerito della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi

I giovani – ha detto Ciampi, – sono consapevoli, ma sta a noi renderli ancor più consapevoli, che senza la Resistenza, questo Paese oggi sarebbe ben peggiore”.

Con cordialità,
Giovanni Amenta

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